Mario Solazzo: La Critica

Uno slancio pittorico nell'archetipo espressionista
La vigorosa immediatezza visiva di Mario Solazzo; i paesaggi di montagna, 
le piazze dei mercati e i ritratti.

La sua pittura mi piace perché non è frutto di una ricerca sofisticata, astratta e fredda, ma nel suo carattere pittorico impetuoso e passionale. Né avrei qualcosa da ridire su coloro che non fossero d'accordo con me, perché la repubblica dell'arte non ha confini e nel suo territorio c'è posto per tutti. Per storicizzarlo un po', Solazzo dobbiamo collocarlo 
nella categoria degli espressionisti. 
L’espressionismo com'è largamente noto, fu un movimento artistico tedesco e nordeuropeo, a partire dai primi anni del Novecento, che valorizzava la primitività e la passionalità dell'uomo. I suoi grandi modelli erano Van Gogh, Munch ed Ensor.
Ma l'espressionismo, come il naturalismo, l'impressionismo, il simbolismo, il chiarismo, il manierismo, l'astrattismo, l'attitudine metafisica e cento altre definizioni di questo tipo, sono soltanto archetipi della pittura e quindi si possono collocare tranquillamente anche ai nostri tempi. 
L'arte è sempre un po' nuova, perché tutti gli artisti sono sempre diversi l'uno dall'altro, ma è anche un po' vecchia perché le sue direzioni fondamentali e le sue motivazioni profonde sono un po' sempre le medesime. Anche l'arte tende all'archetipo. Nella mia casa di campagna c'è un quadro di Solazzo.
Se uno lo guarda, gli faccio osservare che ha un po' la pennellata (non certo l'angoscia) di Munch. “E’ vero", mi dice subito l'osservatore e immediatamente Solazzo sale di molti gradini nella sua scala di valori. Dunque il genius proximum direbbe San Tommaso, di Solazzo è l'espressionismo, il primitivismo dei pittori più ricchi di passione e di slancio pittorico. Il tendere al primitivismo si coglie anche nel suo ritorno a uno degli archetipi del paesaggio, le montagne. A noi la montagna sembra la radice del paesaggio, i monti sono lì da milioni di anni, formati da eventi tettonici e sismici della terra. 
Solazzo nel dipingere le montagne è più ricco di pathos. Nelle sue forme e nei suoi colori c'è come un grido trattenuto all'istante. La montagna lo entusiasma. Essa è entrata nella sua vita e nel suo carattere.
Lo ha conquistato, provoca i suoi lati passionali di pittore dai forti sentimenti e dalle accese emozioni. Solazzo, tuttavia, discende spesso dalla montagna per entrare nelle cittadine e nelle piazze dei mercati, come lo Zaratustra di Nietzsche, per interessarsi della gente che lo riempie e gli da vita.
Può benissimo passare a lungo dei silenzi a quello dei cicalecci sfrenati. Come pittore pieno di temperamento, Solazzo si lascia conquistare dai suoi temi senza riserve, senza precauzioni e senza alcuna iniezione ironica o giocosa. Non ha mai schemi o teorie da applicare: non le ha mai trovate, per le quali debba mettersi ad agitare drappi, per segnalare la 
sua presenza da lontano. Solazzo dipinge con potenza e impeto, spinto dal suo temperamento di nato sotto il segno del fuoco. A volte arriva quasi alla gestualità ma è soltanto apparenza.
La sua pennellata sembra sommaria, ma è dominata dalla ricerca di un effetto impressionistici, che nel suo risultato ultimo diventa anche qualcosa di sereno, ordinato, affettuoso. Se il soggetto è sua figlia, il risultato è certo.
Il ritratto e la figura umana rientrano negli schemi di Solazzo, anche in questa fattispecie egli si abbandona alla gioia istintiva del colore, che spesso rivela un carattere andino, precolombiano, da Eldorado e da civiltà incaica cui tendono molti artisti della nostra Europa troppo grigia e spenta, inaridita e decrepita.

- Carlo Sgorlon -

Il pittore Mario Solazzo con lo scrittore
Carlo Sgorlon

Ritratto di Carlo Sgorlon

 

Il sentimento della terra nella pittura di Mario Solazzo

Gli alti pascoli sui monti della Carnia, le casupole innevate sui declivi, gli scorci affollati di Udine o di altre città friulane, la grandiosità del paesaggio naturale, ma anche i ritratti e le nature morte. E questa la tematica che da molti anni ormai porta avanti Mario Solazzo. Quel che spicca di lui, prima di ogni giudizio, è la partecipazione sentimentale alla tematica dell'ambiente, sorretta da una tecnica esecutiva perfettamente integrata alla forza sorgiva che sgorga in lui dall'interno. Siamo in una dimensione che potremmo definire espressionistica proprio per la forza istintiva che regge 
la pittura; ma siamo anche in una dimensione nostalgica per l'amore che l'artista porta alla sua terra. Importante è capire le matrici, ambientali e culturali in senso lato, della propria terra.
Solazzo lo fa con uno stile che è diventato tutto suo: angolature, luci, colori, movimento delle forme, impasti, scansioni plastiche, contrasti. L'effetto è spesso splendido, soprattutto quando l'artista volge lo sguardo alle sue montagne e le irrora di una luminosità intensa, suggestiva, persino magica.
Si deve riconoscere che Solazzo è uno degli artisti più “biologicamente veri”; un uomo che sa trasfondere sulla tela il suo sentimento e la forza vitale che lo sottende.

- Paolo Rizzi –

 

Solazzo è considerato uno dei più grandi pittori della montagna ...

Solazzo, nato in Puglia, nasce con la passione dell'arte dentro. In apparenza egli è un uomo dall'aspetto semplice, seppure dotato di una originalissima personalità - del resto tipica del pittore - egli è un uomo di grande cultura e non solo artistica. Ansioso di apprendere, di studiare i grandi artisti del passato, di avere un confronto con l'arte "dell'altra Italia", ancorché giovanissimo lascia il suo ridente paese pugliese per trasferirsi nel nord Italia, a Torino, dove per lunghi anni si occupa d'arte e dipinge. Attivissimo partecipante della vita artistica nazionale ed internazionale, ha partecipato alle più importanti manifestazioni, concorsi, premi, oggi Solazzo è considerato uno dei più grandi pittori della montagna a livello europeo.

- Remo Piperno -

 

I colori di Solazzo

Mario Solazzo è pittore di forte istinto, di sanguigna irruenza. Coloristicamente aggressivo, magmatico solare, si inserisce nella tradizione paesaggistica rinnovandola dall'interno, portando nella dimensione figuarativa un tumulto di gesti nei 
quali si prolunga l'atto immaginativo. L'immaginazione di Solazzo è strettamente connessa, infatti, all'intensità emotiva con la quale essa viene a formarsi sulla tela. I quadri di Solazzo sviluppano, in preminenza, due temi: la montagna e i mercati pullulanti di umanità e di proposte. Oggi egli è forse l'unico artista che in Friuli si dedichi con continuità a un soggetto, quale quello alpino, un tempo assai coltivato con risultati divenuti tappe miliari nella storia della pittura locale. E vi si dedica senza soggezioni di sorta a modelli illustri, con un'autenticità d'invenzioni che è libertà genuinità, innocenza di sentire. È stata, del resto proprio la montagna a fargli scoprire la vocazione del pittore, una chiamata animata da viscerali entusiasmi.
Rispetto ad alcuni anni fa, ora Solazzo ha affinato e arricchito il proprio linguaggio. Sono rimasti infatti i caratteri di fondo, l'urgenza espressionista, l'intrecciare a far grondare il pigmento senza esitazioni né ripensamenti, e, soprattutto, un'ansia di spazi da colmare, una purezza da recuperare. Ma gli accostamenti timbrici si sono fatti più mediati e sottili, lo stesso tocco ha acquistato in levità e morbidezza. 
Della montagna il pittore predilige l'aspetto invernale, le distese innevate, di un biancore intrise di incredibili pentagrammi di riflessi, dal rosso al violetto, dal celeste al bruno.
Ogni minimo frammento di tela, a osservarlo, ad analizzarlo da vicino, rivela un lavorio soltanto in apprenza casuale, in realtà risultante da una ricerca compositiva che si sgrana in increspamenti e vibrazioni e modulazioni crepitanti di luce.
E che Solazzo abbia larghezza e solidità di respiro compositivo lo confermano le dimensioni delle sue tele, affrontate con un piglio audace, coraggioso, senza tentennamenti, energico nelle impostazioni spaziali.
Quadri come un canto epico, ma sottesi da tensioni febbrili, da una sorta di allucinante malessere, che trasforma le cose in apparizioni sognate, facendole percorrere da fughe di echi e di risonanze interiori.
Nei «Mercati», alla solennità alpina si sostituisce un brulichio di colori vivacissimi sulla tela allo stato puro, in partiture che sfiorano l'astrazione. Solazzo, pur nella sua immediatezza «innocente», non è chiuso alle influenze e alle suggestioni del proprio tempo, che egli recepisce sensitivamente piuttosto che intellettualisticamente. L'astrazione per lui è un mezzo, non un fine. E un mezzo che consente al quadro di ricreare sul vivo il festoso svolgersi dell'iridato cangiare della visione e di imprimersi in presa diretta dei profumi di una realtà tumultuosa e fervida. I rossi accesi, i gialli sprizzanti sole, gli azzurri, gli aranci, i violacei e i rosa chiamati a dare architettonica profondità ai piani, dicono l'innamoramento del pittore per la vita che lo coinvolge e lo afferra, ed anche la fuggevolezza di questo stato di grazia, il tempo effimero della sua trascinante intensità, nel cui affiorare c'è già come un'inquietudine, un presagio di nostalgia.

- Licio Damiani -